La denuncia presenta numeri impressionanti: 178 è il numero di lavoratori ex dipendenti di Tesla che Rivian avrebbe assunto per entrare in possesso di informazioni altamente riservate sui progetti futuristici dell’azienda americana, in particolare quello sulle batterie chiamato Roadrunner e quello, cd. Palladium, relativo ai Modelli X e Model S.
Secondo l’impresa fondata da Elon Musk la concorrente Rivian avrebbe infatti condotto nel tempo una paziente e incessante assunzione di ex dipendenti Tesla, e specificamente il 10% del totale negli ultimi 18 mesi, al fine di sfruttare le competenze che quest’ultimi avrebbero acquisito in Tesla nel settore automotive, aeronautica, AI e nuove tecnologie.
Nel mirino di Tesla, tra gli altri, sembrano comparire figure di rilievo: un senior manager del settore HR si sarebbe appropriato dell’intero elenco dei dipendenti nonché della lista dei candidati ad un ruolo operativo in Tesla, mentre un manager del reparto sicurezza avrebbe inviato alla propria mail personale documenti di proprietà di Tesla, subito dopo aver firmato un contratto preliminare con Rivian.
E non è finita qui: l’oggetto della denuncia comprenderebbe anche la condotta di un’altra dipendente che avrebbe sottratto una serie di documenti contenenti dati altamente riservati come le procedure di selezione e assunzione e l’importo degli stipendi per ciascun tipo di impiego.
Bisogna ricordare che non è la prima volta che Tesla denuncia un concorrente per attività di spionaggio industriale: contro la giovane società Zoox, startup nel settore della guida autonoma ed AI, è riuscita a provare nell’aprile dello scorso anno che un ex dipendente, mediante il proprio cloud personale, rivelò alla concorrente XPeng Motors una serie di importanti segreti aziendali.
Non si può non citare anche la vicenda che ha visto costretta a difendersi contro le accuse di Elon Musk l’anti-Tesla per eccellenza, la società cinese Xpeng Motors (particolarmente invisa a Elon Musk) che le ha contestato addirittura presunte scopiazzature riguardo alla guida autonoma e critiche anche a livello di stile.
Infine, Elon Musk, si arrabbiò perché Xpeng aveva anche fatto un sito internet pressoché identico a quello Tesla.
Tutto nasce, come per Rivian, dal trasferimento di un dipendente da Tesla a XMotors, filiale americana della Casa cinese Xpeng Motors che, in occasione del cambio di datore di lavoro, avrebbe scaricato tramite Airdrop l’intero codice di guida autonoma prima di venderlo proprio alla startup cinese.
A detta del dipendente, il codice lo ha effettivamente scaricato, ma di averlo poi cancellato e di non averlo consegnato a nessuno.
Per Tesla, invece, sebbene i sistemi alla base dei sensori per la guida autonoma utilizzati da Xpeng Motors siano diversi da quelli americani, la concorrente Xpeng Motors avrebbe comunque tratto vantaggi dal visionare il software di gestione dell’Autopilot e da quello sarebbe partita per sviluppare il proprio codice.
La battaglia legale è ancora aperta, ma resta il fatto che ad oggi il tribunale non ha ancora accertato la fondatezza delle accuse del colosso statunitense, dal momento che in questi ultimi 20 mesi la documentazione allegata sarebbe insufficiente a provare sia che il dipendente avesse effettivamente consegnato il codice ai nuovi colleghi cinesi sia che XMotors avesse in qualche modo incentivato il comportamento infedele.