A proposito di furto di dati aziendali e dipendenti infedeli, è piuttosto curiosa quanto allarmante la vicenda che ha coinvolto Tesla e l’ingegnere informatico Alex Kjatilov.
A quest’ultimo, assunto il 28 dicembre 2020 dalla società di Elon Musk all’interno del team del controllo qualità, il mese successivo è stata depositata a suo carico la denuncia per furto di migliaia di informazioni altamente riservate di proprietà del colosso statunitense.
Più precisamente, è stato accusato di aver copiato, trasferendoli sul proprio account di archiviazione cloud personale di Dropbox, informazioni sensibili e script del software WARP Drive, alla base del sistema ERP di Tesla (Enterprise Resource Planning). Il sistema Warp Drive è uno degli elementi chiave del sistema industriale di Tesla: si tratta del software che semplifica ed automatizza numerosi processi relativi la produzione e la vendita delle auto, la pianificazione dei prodotti, nonché la gestione degli ordini e la cd. supply chain. Per la realizzazione di questo software, l’azienda automobilistica di Elon Musk si era affidata ad un team specializzato, guidato dal Chief Information Officer Jay Vijayan, oggi CEO di Tekion Corp, ed era stata addirittura preferito ad altri gestionali come SAP, non ritenuti all’altezza delle esigenze dell’azienda.
Dulcis in fundo, parte del software contenente importanti segreti commerciali era stato anche condiviso con le altre società del gruppo, SpaceX inclusa.
Qualora il proposito di Alex Kjatilov fosse andato a segno, l’azienda americana avrebbe subito danni economici di portata non calcolabile, oltre a quelli reputazionali: il materiale sottratto avrebbe potuto rivelare ai competitor quali sistemi, nei piani di Tesla, sia importante automatizzare e come farlo, fornendo una roadmap per copiare le innovazioni di Tesla.
Una cifra del valore delle informazioni sottratte è stata fornita dalla stessa azienda statunitense nella denuncia depositata presso il tribunale del Northern District della California. Si legge, infatti, che il software in questione è costato a Tesla non meno di “200 anni di lavoro umano”, se fosse stato realizzato da un solo dipendente.
La tutela dei segreti commerciali nonché dei dati personali è un tema che attanaglia già da diverso tempo, e non poco, la società di Elon Musk: l’azienda di Palo Alto, infatti, come ricordiamo in questo articolo, non poco tempo fa ha denunciato la concorrente Rivian per essere entrata in possesso di informazioni confidenziali e segreti industriali attraverso l’assunzione di massa di ex dipendenti di Tesla.
Ma non è finita qui: non si può non menzionare anche la curiosa vicenda, risalente a maggio dello scorso anno, delle centraline Tesla contenenti dati riservati di alcuni automobilisti, le quali, una volta smaltite, sono finite nelle mani sbagliate e addirittura vendute sul sito eBay in Europa (vedi il nostro articolo).
La controversia con l’ingegnere Alex Kjatilov non ha un finale già scritto, ma la società Tesla sembrerebbe essere riuscita a risalire ai download effettuati da Kjatilov, mentre la difesa di quest’ultimo, ad oggi, non appare così convincente.
“Non sapevo che ci fossero 26.000 file riservati in quelle cartelle” sembrerebbe infatti aver riferito agli inquirenti.